Tech

Alimentatore switching o a impulsi: cos’è e a cosa serve

Le nuove tecnologie stanno coinvolgendo ogni aspetto della nostra abitazione. Anche gli alimentatori si stanno trasformando, basti vedere qui tutte le varie sottocategorie di alimentatori disponibili per le diverse esigenze.

Oggi il tema dell’efficienza è centrale, sia negli usi civili che in quelli industriali. Una maggiore efficienza significa ridurre gli sprechi, consumando meno energia elettrica e abbattendo così i costi. Inoltre favorisce la sostenibilità, perché è richiesta una minore quantità di risorse per effettuare le stesse azioni.

Vediamo insieme come funzionano gli alimentatori switching, e quali sono le loro caratteristiche principali.

Cosa sono gli alimentatori switching

Intanto chiariamo un punto: gli alimentatori switching e gli alimentatori a impulso sono esattamente la stessa cosa. Semplicemente due denominazioni per una stessa tecnologia. Inoltre specifichiamo un dettaglio: si tratta di un sistema piuttosto complesso, molto più elaborato rispetto ai classici trasformatori.

In primis si tratta di un sistema nato per essere particolarmente affidabile, pronto a non mostrare difetti di sorta. Bisogna considerare infatti che gli alimentatori switching garantiscono una tensione in uscita notevole, in grado di toccare i valori massimi. Un buon alimentatore a impulsi si associa a un accoppiatore ottico e ad un generatore, così da poter gestire tutto il processo nei minimi dettagli. L’importante è che la tensione resti stabile in ogni parte del circuito, così da fornire agli strumenti collegati all’impianto tutta l’energia di cui hanno bisogno, senza esagerare.

Nei prossimi paragrafi spiegheremo nel dettaglio come funzionano gli alimentatori a impulso, così da comprendere perché oggi sono così apprezzati.

Cosa fa un alimentatore switching

La prima cosa da fare è collegare l’alimentatore alla classica corrente da 220 volt, quella tipica delle nostre abitazioni. L’alimentatore prende questa corrente e la lavora, cercando di livellarla il più possibile. All’interno dell’alimentatore switching possiamo trovare vari condensatori, in grado di appiattire l’ampiezza della corrente.

Il passaggio successivo è molto interessante. La corrente si trasforma in impulsi con una frequenza molto elevata, ma soprattutto con una percentuale di efficienza superiore. A questo punto esistono due possibilità: il caso in cui l’alimentatore sia isolato elettricamente e il caso in cui invece non lo sia. Se è isolato elettricamente basta mandare dei segnali con una frequenza elevata direttamente al trasformatore. Se invece non è presente nessuna forma di isolamento il segnale va inviato al filtro.

Questa tecnologia è molto utile per proteggere ogni genere di dispositivo, perché la tensione viene tenuta sotto controllo e gestita in maniera precisa e scrupolosa. Per questo, oltre che per la migliore efficienza, è un sistema da preferire rispetto ai classici alimentatori analogici.

Dalla legge di Ohm a una migliore efficienza

Nei paragrafi precedenti abbiamo affermato che gli alimentatori switching sono più efficienti. Qual è il principio teorico su cui si basa tale affermazione? Tutto ha inizio dalla legge di Ohm, (clicca qui per rispolverare i ricordi della scuola) una delle regole di base che determinano i fenomeni elettrici. Secondo questa legge della fisica possiamo ottenere il valore della potenza moltiplicando tra di loro il voltaggio e l’intensità della corrente. Ciò significa che se annulliamo uno dei due fattori anche la potenza si annulla del tutto, raggiungendo un valore pari a zero.

Quando l’alimentatore switching è spento succede proprio un qualcosa di questo genere. Non si produce corrente quando non sono accesi, e non si genera alcun tipo di voltaggio quando invece sono accesi. In entrambi i casi la potenza, che troviamo come calore, è minima, con un valore vicino a zero.

Ciò non toglie che non è tutto oro quel che luccica. Gli alimentatori switching sono sicuramente molto efficienti, ma come abbiamo visto sono anche molto complessi, sia dal punto di vista teorico che dal punto di vista realizzativo. Basta un piccolo guasto e il rischio è di dover acquistare un alimentatore nuovo, poiché la riparazione potrebbe rivelarsi troppo difficile e dispendiosa.

Una valida alternativa: l’alimentatore stabilizzato lineare

L’alimentatore a impulsi non è la sola opzione disponibile sul mercato. A seconda dei casi potremmo preferire l’acquisto di un alimentatore stabilizzato lineare. Il suo funzionamento è molto diverso, perché è diverso l’obiettivo: mantenere la tensione in uscita minore di quella in entrata. Nel dettaglio come funziona questo strumento?

In primis vediamo da quali elementi è composto. All’interno troviamo un trasformatore, un filtro, un raddrizzatore e uno stabilizzatore. Ognuna di queste parti ha il suo preciso compito, per arrivare a ottenere il risultato finale. Si inizia con il trasformatore, che come suggerisce il nome è impegnato nel gestire la tensione. Il raddrizzatore e il filtro continuano a lavorare sulla corrente, fino a effettuare un cambiamento radicale in segnale continuo. A quel punto sta allo stabilizzatore il ruolo di mantenere fissa questa tensione in uscita.

Questo sito utilizza cookie tecnici per migliorare la tua navigazione. Clicca su Maggiori informazioni se vuoi saperne di più e su Accetto per dare il tuo consenso. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi