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Direttiva casa green: nuove case ad emissioni zero entro il 2030

Con l’urgenza crescente di affrontare il cambiamento climatico, l’Unione Europea ha adottato una Direttiva ambiziosa: entro il 2030, tutte le nuove costruzioni nell’UE dovranno essere ad emissioni zero. Questo obiettivo, parte integrante del piano più ampio per la sostenibilità ambientale, mira a ridurre significativamente l’impatto ambientale del settore delle costruzioni, responsabile di una considerevole parte delle emissioni globali di gas serra.

In questo articolo, esamineremo i principali punti della direttiva, il suo impatto sull’Italia, i cambiamenti previsti nel panorama delle costruzioni e le implicazioni per proprietari e costruttori.

Percorso verso il futuro: pianificazione delle case green

Il 12 marzo 2024 il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva europea sulle case green stabilendo l’ambizioso obiettivo di raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2050. Dopo un lungo processo di negoziato con i membri dell’Unione Europea, la Direttiva è stata approvata con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti, secondo quanto riportato da un articolo de Il Sole 24 Ore. Dopo l’approvazione del testo da parte del Consiglio europeo, sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale per diventare legge. I Paesi membri avranno due anni di tempo per integrare le disposizioni della Direttiva nei loro sistemi giuridici nazionali.

La direttiva prevede una serie di scadenze per i singoli stati membri, concentrandosi sulla riqualificazione energetica degli edifici e degli impianti di riscaldamento. Dopo un lungo iter di negoziati, la versione definitiva della direttiva è stata resa più flessibile rispetto a quella precedente, rispondendo alle esigenze dei vari paesi membri. L’adozione di una tabella di marcia chiara e definita è essenziale per garantire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva. La direttiva sulla neutralità climatica stabilisce una serie di scadenze per gli edifici:

Entro il 1° gennaio 2028, tutti gli edifici nuovi di proprietà pubblica devono essere a zero emissioni. Successivamente, entro il 1° gennaio 2030, sia gli edifici pubblici che quelli non pubblici devono essere a zero emissioni. Gli Stati membri devono definire requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici entro il 1° gennaio 2030. Inoltre a partire dal 1° gennaio 2030, è obbligatoria l’installazione di pannelli solari su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali, estesa entro il 2030 a tutti gli edifici pubblici e non residenziali.

La direttiva sui consumi energetici degli edifici si propone di garantire flessibilità, specialmente per gli edifici esistenti, mediante obiettivi intermedi di riduzione del consumo energetico. Questi obiettivi prevedono una diminuzione del 16% per gli edifici non residenziali entro il 2030 e una riduzione del 20-22% nel settore edilizio residenziale entro il 2035. Si integra flessibilità nell’attuazione per affrontare le specifiche sfide dell’adattamento del patrimonio edilizio esistente a queste nuove norme. Questa revisione strategica riflette la consapevolezza dell’importanza di un approccio pragmatico e realistico per garantire un adeguamento efficace e sostenibile alle nuove disposizioni.

Energia sostenibile: dal passato al futuro

Una delle misure chiave per ridurre le emissioni è l’abbandono degli impianti a combustibili fossili a favore di fonti energetiche rinnovabili, come i pannelli solari. La recente Direttiva Casa Green dell’Unione Europea ha ridefinito le scadenze per l’eliminazione degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili nelle abitazioni, posticipandola al 2040 anziché al 2035 come inizialmente previsto. Questo ha concesso agli Stati Membri più tempo per sviluppare e attuare i piani nazionali di ristrutturazione.

La direttiva introduce incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento ibridi e impone l’installazione obbligatoria di pannelli solari sugli edifici non residenziali che vengono ristrutturati. Tuttavia, sono previste esenzioni per gli edifici agricoli e storici, lasciando agli Stati Membri la decisione di includerli o meno. Queste nuove disposizioni non solo modificano il panorama delle transizioni energetiche negli edifici, ma tengono conto delle specificità locali, contribuendo a promuovere la sostenibilità nel settore edilizio europeo.

Investimenti in energia solare fotovoltaica

Un aspetto cruciale per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni è l’adozione diffusa di energie rinnovabili, come l’energia solare fotovoltaica. Con l’accento posto sulla transizione verso fonti energetiche più pulite, sempre più proprietari di edifici stanno considerando l’installazione di pannelli solari sulle loro proprietà. Questa soluzione non solo riduce l’impatto ambientale, ma può anche generare risparmi significativi sulle bollette energetiche nel lungo periodo.

Tuttavia, per garantire il corretto funzionamento e la massima efficienza di un impianto fotovoltaico, è essenziale considerare anche la qualità dell’inverter, il dispositivo che converte l’energia solare in energia utilizzabile per gli apparecchi domestici. Un inverter affidabile e ben mantenuto è fondamentale per ottimizzare le prestazioni dell’impianto fotovoltaico nel tempo.

L’assistenza agli inverter fotovoltaici è un elemento chiave per garantire il corretto funzionamento degli impianti solari nel tempo. Puoi trovare ulteriori informazioni sull’assistenza agli inverter fotovoltaici e sui servizi offerti da esperti del settore cliccando su questo collegamento. Gli inverter rappresentano il cuore dell’impianto fotovoltaico, convertendo l’energia solare in elettricità utilizzabile. Mantenere questi dispositivi in ​​condizioni ottimali assicura una produzione energetica costante e affidabile.

Impatto nazionale: effetti della direttiva sulle case green

Gli Stati membri sono responsabili di definire i requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici, con l’obiettivo che tutti i nuovi edifici siano almeno a energia quasi zero entro il 2028. La Direttiva prevede anche requisiti minimi per gli edifici soggetti a ristrutturazione significativa. Un nuovo strumento, il passaporto di ristrutturazione, fornirà una tabella di marcia dettagliata per la ristrutturazione energetica degli edifici.

Un nuovo Attestato di Prestazione Energetica (APE) includerà le prestazioni energetiche dell’edificio e le raccomandazioni per migliorarle, emesso in formato digitale per nuovi edifici o quelli ristrutturati e per gli edifici pubblici esistenti.

L’82% degli edifici in Italia è adibita a uso residenziale, mentre i restanti 2,5 milioni comprendono altre tipologie (dati Istat). Questi edifici hanno un’età media di 59 anni e presentano una scarsa classe energetica, con il 60% di essi classificato nelle classi G o E (rapporto Enea). Secondo le stime dell’Unione Europea, entro il 2050 sarà necessario intervenire sul 60% delle abitazioni europee per ristrutturarle.

Tuttavia solo il 25% degli edifici attuali soddisfa i requisiti del nuovo regolamento, soprattutto quelli costruiti recentemente. Sempre secondo l’Enea, il 95% delle case costruite nel 2022 appartiene alla classe A in termini di efficienza energetica. È importante notare che l’ultima versione della direttiva ha introdotto il criterio delle medie di consumo degli edifici, anziché valutare singolarmente l’efficienza energetica di ciascun edificio.

La Direttiva case green dell’Unione Europea impone all’Italia di rispettare le scadenze per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come gli altri Paesi membri. Tuttavia l’Italia affronta sfide significative a causa del suo vasto patrimonio immobiliare obsoleto e poco sostenibile, con milioni di edifici in classi energetiche basse.

Fortunatamente, il compromesso raggiunto sulla direttiva EPDB consente all’Italia di richiedere deroghe alla Commissione europea, permettendo una revisione degli standard minimi per gli edifici nel Paese. Queste deroghe potrebbero riguardare fino al 22% degli immobili, compresi milioni di fabbricati residenziali, e dovranno essere implementate entro il 1° gennaio 2037.

La normativa dell’Unione Europea permette agli Stati membri di escludere un certo numero di edifici dagli obblighi di ristrutturazione energetica. Queste deroghe sono state estese nel tempo, consentendo agli Stati di esentare fino al 22% degli edifici in base alla fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e alla disponibilità di manodopera qualificata. Tra gli edifici esclusi vi sono monumenti, case di vacanza, palazzi storici, chiese e abitazioni di piccole dimensioni.

Recentemente, il campo delle deroghe si è ampliato anche per includere gli edifici autonomi di superficie inferiore ai 50 metri quadrati e gli edifici dell’edilizia sociale pubblica soggetti ad aumenti degli affitti non compensati da risparmi energetici. Gli Stati membri possono richiedere alla Commissione europea di adattare gli obiettivi europei per specifiche categorie di edifici residenziali, giustificando la richiesta con motivazioni di fattibilità tecnica ed economica, concedendo deroghe fino al 22% del totale degli immobili.

Incentivi economici per una edilizia sostenibile

La Commissione Europea ha annunciato che non ci saranno nuovi finanziamenti disponibili (www.corriere.it), quindi le risorse saranno limitate ai fondi già stanziati come il Pnrr, il Fondo sociale per il clima e i Fondi di coesione. Possibili nuove iniziative potrebbero includere l’offerta di prestiti per le ristrutturazioni destinate ai nuclei vulnerabili.

Impatto della direttiva sul mercato immobiliare

La Direttiva UE sulle case green, volta a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, avrà un impatto significativo sui proprietari in tutta Europa, soprattutto in paesi come l’Italia. Impone miglioramenti obbligatori nell’efficienza energetica degli edifici residenziali entro il 2030 e il 2033, il che comporterà investimenti significativi per molti proprietari.

In Italia, ci sono preoccupazioni per i costi di adeguamento, considerando il parco abitativo più vecchio e meno efficiente dal punto di vista energetico. Secondo stime dell’ANCE, saranno necessari notevoli investimenti per aggiornare gli edifici residenziali e commerciali, e gli aiuti finanziari sono limitati rispetto alle necessità.

Nonostante i costi iniziali, migliorare l’efficienza energetica degli edifici offre benefici a lungo termine, come la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni. La Direttiva UE si propone di affrontare il cambiamento climatico, ma i costi immediati e l’accesso limitato ai finanziamenti rappresentano una sfida per molti proprietari.

Critiche e riserve: l’opinione del Governo italiano

Il Governo italiano sembra non essere soddisfatto della Direttiva EPBD, con i partiti di maggioranza che hanno espresso voto contrario al provvedimento. La scadenza per il rispetto degli obiettivi ambientali sembra problematica da attuare nel nostro Paese, nonostante gli sforzi per migliorarla. Per affrontare questa situazione di stallo, il Ministero dell’Ambiente ha aggiornato il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima entro il 2030, cercando di superare l’impasse e raggiungere gli obiettivi comunitari su ambiente e clima.

Conclusioni

La Direttiva Casa Green rappresenta un passo fondamentale verso la sostenibilità ambientale nel settore delle costruzioni. Tuttavia, il suo successo dipenderà dall’efficace implementazione e dalla cooperazione di tutti gli attori coinvolti.

L’Unione Europea ha stimato che circa il 60% delle case europee richiederà interventi di ristrutturazione entro il 2050. Tuttavia, solo una quota limitata di edifici attuali soddisfa già i requisiti del nuovo regolamento, soprattutto quelli di costruzione recente. La recente versione della direttiva si concentra sulle medie di consumo degli edifici anziché sulla classe di efficienza individuale.

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