Lavoro

Imbarcati sulle navi della Marina vittime del dovere

Le unità navali della Marina Militare italiana e altri comparti delle Forze Armate costruiti prima del 1992, contengono amianto ed altri minerali cancerogeni. Imbarcati su quelle navi ad altissimo rischio per la salute, si sono trovati moltissimi lavoratori che sono stati definiti a ragione vittime del dovere.

Purtroppo, per lungo tempo sono stati a contatto con materiali come asbesto, crisotilo ed altri che facevano parte delle strutture in cui si trovavano a svolgere il loro lavoro. Il risultato a distanza di anni è stato quello di contrarre il mesotelioma pleurico ed altri tumori.

L’amianto è ancora presente nelle unità navali precedenti al 1992 ed oggi ciò che si auspica è una bonifica, per evitare che continui una strage silenziosa. Tante le battaglie che le vittime dell’amianto e le loro famiglie combattono per vedere protetta la salute e avere una tutela sia previdenziale che risarcitoria.

Vittime del dovere imbarcati sulle navi della Marina

Chi ha lavorato sulle imbarcazioni della Marina Italiana in molti casi ha, suo malgrado, respirato fibre di asbesto e per questo è stato riconosciuto come vittima del dovere. Lo stabilisce la legge 183/2010 all’art 20, che prevede anche il risarcimento del danno.

Negli anni le cronache giudiziarie si sono occupate spesso dei tanti casi di vittime dell’amianto e l’iter per arrivare alla loro tutela è stato lungo e travagliato. Ci sono volute battaglie legali durissime per veder riconosciuto il diritto ad essere protetti dopo che è stata accertata la patologia scaturita dal contatto con materiali dannosi per la salute.

Con la legge 183/2010 non solo vengono tutelati i lavoratori della Marina italiana ma anche quelli dell’Aeronautica e dell’Esercito. Vengono considerati come vittime anche coloro che hanno lavorato con l’uranio impoverito, i vaccini contaminati e le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Di questo si è occupata anche la Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati con la relazione del 7 febbraio 2018, trasmessa poi alla Procura della Repubblica di Roma.

Vittime del dovere e prestazioni previdenziali

L’esposizione all’amianto provoca i suoi danni dopo 15-20 anni per cui sono molte le famiglie che a distanza di anni devono lottare con gravi patologie dei loro cari. Le vittime e i famigliari si rivolgono spesso all’Afea, Associazione Famiglie esposti all’Amianto per vedere riconosciuti i loro diritti.

Tra questi ci sono le prestazioni previdenziali, che in genere consistono in una quota una tantum o in un assegno mensile vitalizio, in quanto riconosciuti come vittime del dovere. La battaglia legale più dura e più lunga è quella che vede le vittime chiedere nei tribunali il risarcimento del danno, visto che sul posto di lavoro hanno contratto patologie gravi.

Vittime del dovere e risarcimento dei danni

Fino al 1992, anno in cui è diventato illegale utilizzarlo, l’amianto veniva purtroppo impiegato in diversi contesti. Le sue fibre volatili e dannose per la salute erano invece alla base delle coibentazioni di case, navi, treni, tetti in quanto l’asbesto era un ottimo materiale isolante.

Per anni è stato utilizzato sui luoghi di lavoro senza pensare a quanto fossero nocive le sue particelle che venivano respirate. Ne sono un esempio l’eternit e il fibrocemento che purtroppo hanno causato malattie gravissime e anche letali per migliaia di lavoratori, anche a distanza di molti anni. I marinai delle unità navali italiane che si sono ammalati di tumori, mesotelioma ed altre patologie simili sono tanti e sono già oltre 1100 coloro che hanno perso la vita per colpa dell’asbesto.

E’ quindi legittimo che venga concesso loro il danno biologico e in caso di morte il risarcimento del danno ai famigliari, attraverso siti come risarcimentosalute.it. Possono essere danni morali, esistenziali ma anche e soprattutto danni patrimoniali. I famigliari di una persona che ha perso la vita possono intraprendere un procedimento penale e costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento.

La tutela dei superstiti delle vittime del dovere

Una persona che muore dopo aver contratto una malattia sul luogo di lavoro viene considerata una vittima del dovere. Anche i suoi eredi sono considerati tali, per cui hanno diritto a ricevere determinate prestazioni. Negli anni sono state riconosciute le dovute tutele a loro carico, non senza diverse battaglie giuridiche.

I figli hanno diritto al risarcimento anche se non sono a carico del genitore, come previsto dalla Sentenza n. 575/2019 della Corte di Appello di Genova e da altre sentenze sulle vittime del dovere. Anche la Corte di Cassazione Civile Ord. Sez 6 Num. 15224 nel 2021 ha dibattuto sulla sussistenza del diritto per i figli non a carico, ma in questo caso ancora non si è giunti ad una sentenza.

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